Il blu nell’arte

 

BluPrussiaDisporre del colore blu nella storia antica, è sempre stato un vero problema per gli artisti del pennello, dal momento che non esistono, in natura, molti elementi che possiedono una spiccata pigmentazione blu.

Uno dei pigmenti più preziosi che venivano usati nella storia per estrarre il blu era l’ultramarine, ricavato dalle pietre di lapis lazuli (una pietra che si trova in natura nella valle del Badakshan, nel nord-est dell’Afghanistan).

Un esempio di utilizzo di questo pigmento è il dipinto della Vergine Maria di Sassoferrato di Giovan Battista Salvi del 1654 (riportata in foto).

VergineMariasassoferratoMinPrima dell’avvento dell’industria chimica quindi, tutti i lapis lazuli utilizzati per ottenere pigmenti blu provenivano da tale regione e giocoforza, avevano un costo incommensurabilmente più alto rispetto ad altri pigmenti di più facile reperibilità.
Consideriamo poi che il processo necessario per ottenere il pigmento blu dai lapis lazuli non comportava la semplice frantumazione della pietra, ma si doveva attivare un procedimento di vera e propria estrazione (che fu scoperto nel XII secolo in Europa). La pietra veniva infatti ricoperta di cera e resina poi seguiva uno strofinamento superficiale sulla pietra. Il risultante veniva poi lavato con soda caustica per poter ottenere granuli di polvere contenenti la sola parte blu della pietra.

Una svolta avvenne però nel XXVIII secolo quando Johann Jacop Diesbach, sintetizzò il primo pigmento artificiale chiamato Blu di Prussia.
Egli stava in realtà cercando di creare un pigmento rosso, ma per sbaglio alcuni dei suoi materiali si contaminarono, ottenendo la polvere color blu intenso del ferrocianuro ferrico. Successivamente alla scoperta questa polvere cominciò ad essere prodotta in grandi quantità e fu il primo pigmento sintetico ad essere prodotto nella storia.

Il blu di Prussia, noto anche come Blu di Berlino, ha diversi nomi chimici, tra cui: ferrocianuro ferrico, ferricianuro ferroso, esacianoferrato di ferro, esacianoferrato ferrico.

Il nostro reparto di ricerca ci ha comunicato che se applichiamo del ferrocianuro ferrico in murature affette da umidità, sarebbe in grado di disinibire gli effetti igroscopici dei sali e ne permetterebbe la repentina asciugatura. Il procedimento, benché efficace, ha però un grave difetto perché la sostanza è estremamente tossica (come anche il nome chimico lo farebbe sospettare).

A questo punto, perché non scegliere l’unica vera alternativa?  Disaqua è una sostanza sicura, atossica, inodore, incolore e totalmente bioecologica, che asciuga i muri in pochi giorni e… nemmeno ci avvelena!
Scusate se è poco!

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