Il recupero di vecchie stalle

DArecStallaLe stalle nascono, in contemporanea con i rifugi umani stabili, come spazi coperti necessari fin dalle primordiali civiltà agricole.

In pratica le stalle, esistono da sempre e, nel nostro paese, non mancano di certo, da almeno 2700 anni di storia agricola ininterrotta sono dislocate ovunque nell’intero territorio.

Perché si accumulano i sali
Considerando che la stalla era il deposito della ricchezza del nucleo familiare (gli animali ospitati infatti apportavano fonte di cibo e di materie prime ed erano anche essenziali per lo svolgimento dei lavori più pesanti) esse venivano custodite e curate addirittura meglio della stessa dimora umana.
Tali spazi venivano allora ripuliti e ben mantenuti con scadenze pressoché regolari (anche in base alle disponibilità economiche) e comunque, appena era possibile venivano intonacati e riimbiancati di frequente.
Richiedevano non poca manutenzione perché si degradavano piuttosto velocemente ed inevitabilmente. I motivi erano prettamente chimici e fisici, infatti i muri e gli intonaci rimanevano intrisi di sali nitrati prodotti dalla proliferazione dei nitrobatteri (nitrobacter) che sono ceppi di batteri specializzati nella trasformazione dei Nitriti in Nitrati nelle fasi della trasformazione dell’ammonio nel ciclo d’azoto.
Precisando meglio, la presenza di ossigeno fa sviluppare batteri aerobi utili (nitrosomonas) che contribuiscono alla trasformazione della ammoniaca in Nitriti (NO2-) mentre altri batteri aerobi utili (nitrobacter), trasformano i Nitriti (NO2-) in Nitrati (NO3-), questo processo di trasformazione è parte del cosiddetto ciclo dell’azoto.
Questi  batteri chemiolitotrofi autotrofi, sono organismi autotrofi che sfruttano l’energia derivante dalle reazioni chimiche di ossidazione tra sostanze inorganiche (litotrofia) per produrre materia organica e giocano un ruolo fondamentale per quanto riguarda la fertilità del suolo, essi infatti arricchiscono il terreno di nitrati.

La distruzione dovuta ai sali
Ma tali sali provenienti dalle dette trasformazioni, che scompongono l’urea presente nell’urina e negli escrementi in sali nitrati, venivano anche lentamente assorbiti dai muri delle stalle che, insieme all’umidità e all’acqua del terreno, risalivano, saturavano le strutture murarie e, nell’evaporazione, ne degradavano le superfici e gli intonaci con estrema rapidità.
Si è calcolato che il contenuto in percentuale di peso dei soli sali nitrati nell’intonaco di una vecchia stalla del ‘900, può tranquillamente superare l’1,2%, ma vi sono casi riscontrati dall’ing. E.P.Guerra (autore dello studio) con valori che vanno dal 4,0 fino al 7,0% rilevati in una antica stalla rimasta in uso fin dal medioevo!
Sono valori di concentrazione enormi (oltre 700 volte superiori) rispetto alle percentuali considerate non a rischio di degrado che non dovrebbero superare lo 0,05% di  concentrazione di sali.
Dai calcoli stilati dallo stesso autore (che oggi sono diventati standard internazionali) si dichiara che il rischio di degrado di un muro o di un intonaco dipendono essenzialmente dallo stato di contaminazione e di concentrazione percentuale di determinati sali dispersi nelle murature. Li riepiloghiamo qui in tabella.

EPGTabellaCon la tendenza moderna di voler recuperare, ripristinare e conservare tali vecchie strutture (tendenza quasi obbligata anche dalle recenti leggi sul riuso edilizio), i vecchi poderi, le vecchie fattorie agricole e le case abbandonate, oggi, per fortuna, si devono restaurare invece che demolire e ricostruire con materiali nuovi.
Tali vecchie strutture vengono quindi ammodernate lasciandone il più possibile l’originale struttura muraria, aggiornata solo ai moderni standard di vivibilità (dai servizi igienici, ai sistemi di riscaldamento e di condizionamento, fino alla revione degli spazi e degli ambienti interni).
Tralasciando allora tutte le problematiche più lievi di risanamento murario per le vecchie zone abitate dall’uomo e solitamente poste ai piani superiori, il vero problema è oggi poter risanare seriamente ed in profondità le murature del piano terra, che solitamente erano antichi ricoveri di materiali organici, magazzini e soprattutto stalle, inquinate profondamente da sali nitrati.

 

Come si recupera
Si passa allora al raschiamento del vecchio intonaco, a volte (e dove è possibile) si lascia la muratura grezza con i mattoni a vista, altre volte la si riintonaca per una cattiva tramatura del costruito o perché si ha l’esigienza igienica di dover rifinire al meglio un muro che è storto o polveroso.
Le nuove malte, pur essendo più dure ed impermeabili, anche se trattate con sostanze specifiche, prima o poi verranno invase dai sali nitrati dispersi nelle vecchie murature e, nel giro di mesi o di pochi anni, si evidenzieranno zone di risalita umida, distacchi e rigonfiamenti degli intonaci (o delle recenti stuccature).
Perchè in realtà quei sali accumulati da anni o secoli son rimasti lì, sia in superficie in forma cristallina che in profontidità in soluzione con l’umidità trattenuta dal muro. Essi iniziano subito a muoversi e a degradare le superfici della muratura; rigonfiandosi quando si asciugano per la stagione secca e risolubilizzando quando si ritorna alla stagione umida.

Oltre a queste problematiche, che comunque compromettono la struttura appena rinnovata (e che probabilmente staremo ancora pagando), la muratura appare anche umida (i nitrati sono molto igroscopici ed attirano molta umidità sia dall’ambiente che dal terreno sottostante) apportando, a periodi alterni, umidità in ambiente, probabilità di muffe e sensazione di freddo.  Tali sali richiedendo una bassa umidità di cristallizzazione, quindi si vedono solo raramente fuoriuscire in superficie in forma di salnitro (a meno che non vi sia una quantità di concentrazione esagerata) ma si riconoscono sempre dalla superficie muraria costantemente umida e fredda.

 

I nuovi intonaci
Anche quando si applica il nuovo intonaco cementizio viene applicato sui vecchi muri non mancano i problemi perché l’acqua dell’impasto va a solubilizzare i sali dispersi nel muro e l’evaporazione successiva dovuta all’asciugatura, li trasporta e li concentra in superficie dove formano un costante stato di bagnato e di umidità difficile da risolvere; la successiva asciugatura farà aumentare il volume di tali sali iniziando la pressione in superficie: L’intonaco è appena fatto ma è già l’inizio del degrado!

 

Perché disAqua
E’ da questo punto che l’intervento con disAqua Antisali diventa risolutivo. Benché sia consigliato l’uso e l’applicazione anche sul muro grezzo o prima di rifinire, di stuccare o di  intonacare, una nuova applicazione a fine lavori garantisce che anche i sali dispersi nella nuova malta vengano disattivati e resi innocui per i giorni a venire.
E’ un metodo semplice che non richiede lavori complessi e non genera scarti né polveri aggiuntive.
Anche laddove l’intonaco risultasse buono e quindi  non viene richiesto il disfacimento, disAqua Antisali è efficace e privo di controindicazioni, perché si può applicare su ogni tipo di muratura sia vecchia che nuova e su qualunque tipo di materiale, non lascia aloni ed è totalmente innocuo ed inodore, inoltre è atossico e non inquina.

centro ricerche disAqua, parte dell’aticolo e la tabella sono tratti da scritti di E. Pinto Guerra

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2 pensieri riguardo “Il recupero di vecchie stalle”

  1. Ringrazio della lucidazione esposta sopra, molto occurata e tecnica, sembrerebbe un miracolo se il Vostro prodotto riuscisse a bloccare definitivamente i sali sulle murature, ma in che durata?
    Cordialità allo staf.

  2. Signor Silvano i sali convertiti restano convertiti, a meno di allagamenti ed infiltrazioni successive e la muratura trattata tornerà risanata. In tali casi i tempi di ritorno dell’umidità possono avvicinarsi ai tempi che sono stati necessari per arrivare allo stato in cui si trova ora l’edificio dai tempi della costruzione.

    Questo in teoria e considerando che si è riusciti a trattare in totalità l’intero spessore del muro.

    Ora se si fanno le applicazioni come consigliato e con le quantità sufficienti, noi sappiamo che si riesce a penetrare di oltre 12-15 cm quindi si può dedurre che la durata può avvicinarsi ai 10 12 anni

    Rimane comunque sempre possibile ritoccare le sole zone che riportano nuovi problemi in quanto, non essendo un sigillante, il prodotto può essere applicato quante volte si vuole e senza alcun limite.

    Spero di essermi spiegato eventualmente mi ricontatti

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